21/01/2021
Episodio a danno di un assistente sociale a San Salvo
Ancora una volta, come Ordine regionale e come comunità professionale, sono ad esprimere piena solidarietà e vicinanza all’ assistente sociale del Comune di San Salvo che, nei giorni scorsi, è stata vittima di violenza, assieme alla sua collega psicologa, nella realizzazione del proprio mandato professionale.
Corre l’obbligo ricordare che ogni giorno noi assistenti sociali svolgiamo, con il nostro operato, un’azione di tutela dei diritti delle persone, sostenendo i più fragili nei percorsi di promozione del benessere individuale e familiare; siamo testimoni professionali di relazioni, ci attiviamo assieme ad altri professionisti, affinché le persone ricevano servizi adeguati, rispondenti alle proprie esigenze ed omogenei sui diversi territori.
La professione di assistente sociale è una scelta. Chi decide di intraprendere questo percorso sceglie consapevolmente di essere un professionista di aiuto alle persone che, per varie motivazioni, si trovano ad affrontare un periodo difficile della propria vita.
Tutto ciò purtroppo avviene in una cornice spesso fatta di aggressioni verbali, intimidazioni personali e psicologiche, e in alcuni casi anche aggressioni fisiche, che a lungo possono essere percepite, agli occhi di chi ci sta accanto, come azioni “lecite”, o comunque riconducibili ad un quadro di normalizzazione.
Tuttavia si tratta di una forma quotidiana di “violenza professionale” che purtroppo, trova negli ambienti di lavoro, troppa “tolleranza”; mi preme pertanto sottolineare, alla luce di questo ennesimo gravissimo episodio, che la violenza non è mai giustificabile e che ogni singolo episodio va sempre segnalato e denunciato alle autorità competenti.
Il fenomeno delle aggressioni, sempre più diffuso anche a livello locale, è aggravato anche dalla difficile situazione socio-economica dovuta all’emergenza sanitaria che ha aumentato l’esposizione della nostra professione e delle professioni di aiuto alle situazioni di rischio, in quanto il numero di persone che accedono ai servizi sono aumentate, in virtù dell’innalzamento dei problemi relazionali, psicologici e di salute, accentuati dall’isolamento sociale.
Tutto ciò richiede necessariamente una reale assunzione di responsabilità da parte di tutte le Istituzioni affinché vengano finalmente implementate almeno le misure minime atte a garantire la reale sicurezza e tutela degli operatori e delle persone che accedono ai servizi stessi, dotando il personale di uffici non augusti e periferici rispetto ad altri settori e con adeguati servizi di vigilanza.
Mi preme ricordare ancora una volta che il Consiglio dell’Ordine Nazionale degli Assistenti Sociali ha realizzato nel 2017 un importante studio sul fenomeno dell’aggressività a danno degli assistenti sociali dal quale risulta che il 15,4 per cento dei professionisti intervistati, su un totale di 20 mila assistenti sociali (quasi la metà degli iscritti) ha subito nel corso della propria attività lavorativa un’aggressione fisica e ben l’88,2 per cento ha subito violenza verbale. Questi dati sono in linea con quelli raccolti nella regione Abruzzo e sono molto preoccupanti per la comunità professionale.
Pertanto, soprattutto in questo difficile momento socio-economico, è doveroso che tutte le amministrazioni si impegnino realmente a prendere provvedimenti seri e realmente tutelanti per i professionisti e per i cittadini.
Occorre che ci sia un’adeguata risposta da parte delle Istituzioni anche con un reale rafforzamento dei servizi sociali, ovvero che venga rispettato il parametro stabilito dalla legge di bilancio 2021 (che tra l’altro prevede agevolazioni per gli enti) della presenza di almeno un assistente sociale ogni 4.000 abitanti (e in Abruzzo siamo ancora ben lontani da questo numero) per evitare che la rabbia delle persone che vivono situazioni di profondo disagio socio-ambientale si riversi sui professionisti del sociale.
“Occorre promuovere una cultura della professione, dove gli assistenti sociali possano effettivamente lavorare in situazioni di sicurezza e adeguatezza (anche da un punto di vista numerico), tenendo in considerazione del fatto che molti professionisti che rivestono questo ruolo sono donne”.
Pertanto è sempre più necessario e auspicabile, che le Amministrazioni, che abbiamo già sollecitato di recente come Ordine professionale con una nota scritta e dettagliata, in base a quanto previsto dalla legge di bilancio su menzionata, destinino le risorse economiche, per il rafforzamento dei servizi sociali, assumendo assistenti sociali, per riuscire in tal modo a dotarsi di un sistema di servizi che possa realmente fronteggiare le situazioni problematiche che vivono le persone con progetti di intervento rispondenti ai bisogni del cittadino e del suo nucleo familiare.
Occorre sottolineare inoltre la necessità che le Amministrazioni, quali responsabili della sicurezza sul posto di lavoro dei propri dipendenti e collaboratori, adottino in tempi brevi i dispositivi minimi per garantire maggiore protezione e sicurezza, alla luce anche dell’emergenza sanitaria che stiamo vivendo, non solo dei propri lavoratori ma anche dell’utenza stessa che affluisce ai diversi servizi, in quanto questi ultimi nella maggior parte dei contesti vengono erogati in presenza e non da remoto.
L’Ordine regionale continuerà questa battaglia affinché le istituzioni mettano in atto tutte le misure adeguate per poter fronteggiare e prevenire adeguatamente situazioni di violenza in modo da tutelare operatori e persone che usufruiscono degli interventi che si trovano ancora ad essere troppo spesso "spettatori" passivi di tali episodi.
“Non è più tollerabile che gli assistenti sociali continuino a lavorare in contesti non protetti, dove rischiano ogni giorno la propria incolumità. Proteggere il proprio personale significa tutelare le persone, i servizi ed è segno di assunzione di responsabilità da parte di chi cerca, nell’ambito del proprio mandato istituzionale, di debellare questa piaga sociale.
Pertanto rivendichiamo nuovamente, come Ordine regionale, che le Istituzioni si assumano le proprie responsabilità e diano questa volta, un segnale forte, teso alla protezione e alla sicurezza dei cittadini e dei lavoratori e alla realizzazione di un sistema di servizi sociali con l’impiego di un adeguato numero di assistenti sociali per promuovere un maggiore benessere della collettività, affrontando nel contempo un’emergenza socio-sanitaria che solo con provvedimenti adeguati potrà essere fronteggiata e debellata.
IL PRESIDENTE DELL’ORDINE DEGLI ASSISTENTI SOCIALI DELLA REGIONE ABRUZZO
Dott.ssa Francesca D’Atri