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Rassegna stampa

16/02/2019

Comunicato stampa del CROAS Calabria

A tutte le testate giornalistiche 

Al Consiglio Nazionale degli Assistenti Sociali 

A tutti i Consigli Regionali degli Assistenti Sociali 

Si chiamava Moussa Ba, veniva dal Senegal e aveva 29 anni. Anche per lui i sogni di una vita migliore sono bruciati nelle fiamme della baraccopoli di San Ferdinando, dopo quelli di Suruwa Jaithe, venuto dal Mali, e di Becky Moses, dalla Nigeria. Un'altra storia che nessuno si incaricherà di raccontare; un'altra  morte per la quale nessuno declamerà il lutto cittadino, perché lui, come le povere vittime che lo hanno preceduto, "cittadini" in punta di diritto non lo erano. 

Oggi come ieri l'unica reazione della politica e delle istituzioni è stata di procedere allo sgombero del sito: la modalità ormai più in uso per togliere dalla vista i problemi di degrado generati dalla povertà, non per risorverli affrontandone le cause.

L'Ordine degli Assistenti Sociali della Calabria ribadisce che tale atteggiamento non è accettabile per un Paese che ha nei valori costituzionali, il riconoscimento e la garanzia dei diritti inviolabili dell’uomo e l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.

Non è accettabile che si utilizzi il mezzo, lo sgombero, per risolvere un problema che probabilmente quello stesso mezzo lo ha alimentato. Perché ormai i non luoghi come la baraccopoli di Rosarno, sono diventati l'unico punto di riferimento dove, malgrado tutto, decine di uomini e donne senza identità e senza alcuna possibilità di emergere dal buio, trovano un minimo di umanità.

Così come aveva fatto in occasione della morte di Suruwa Jaithe, a dicembre scorso, l'Ordine degli Assistenti Sociali della Calabria rinnova la richiesta a tutte le istituzioni della regione di porre al primo posto della propria agenda di lavoro i diritti umani ed i servizi di protezione dei più deboli.

Comunicato stampa del CROAS Calabria