16/11/2018
Un Manifesto per il Welfare
In un “Manifesto” del 19 febraio 2016, gli organismi espressione del sociale indicano criticità e avanzano proposte concrete.
Il welfare italiano presenta aspetti che ne vanificano spesso gli effetti protettivi, amplificando le differenze e le contraddizioni. La povertà materiale e la povertà relazionale generano diseguaglianza sociale e compressione dei diritti; il divario crescente tra redditi alti e redditi bassi, tra nord e sud incidono e amplificano le fragilità già presenti nella popolazione: invecchiamento, aumento della non autosufficienza, vulnerabilità delle famiglie e povertà infantile, immigrazione, disabilità, dipendenze, marginalità di particolari etnie, condizioni di povertà estrema, devianza minorile e degli adulti. Le famiglie hanno costituito, di fatto, il principale livello di sussidiarietà orizzontale e su di esse sono stati scaricati i costi della crisi.
La mancata realizzazione di quanto previsto dalla legge 328/2000, l’assenza di una funzione d’indirizzo e coordinamento dello Stato, la mancata definizione dei Liveas, i livelli essenziali di assistenza sociale, la contrazione della spesa sociale, il trasferimento della competenza esclusiva alle Regioni, hanno prodotto una gestione discrezionale di sistemi di welfare disomogenei, che hanno, a loro volta, generato o sostenuto diseguaglianze territoriali.
L’impietoso atto di accusa è firmato dall’Associazione Italiana Docenti di Servizio Sociale e dalla Associazione Nazionale Assistenti Sociali, dal Centro Studi Investimenti Sociali, da Cgil, Cisl e UIL, da Confcooperative, dall’Ente Italiano di Servizio Sociale, dalla Fondazione Emanuela Zancan, dal Centro servizi, assistenza, studi e formazione per l'ammodernamento delle Pubblica Amministrazione – Formez PA, dal Gruppo Abele, dall’Istituto per la ricerca sociale, dall’Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori, dall’Istituto per gli Studi sui Servizi Sociali, dalla Società per la Storia del Servizio Sociale, dal Sindacato Unitario Assistenti Sociali oltre che dal Consiglio nazionale degli assistenti sociali.
Assieme hanno sottoscritto il Manifesto per il Welfare, un tavolo di dibattito e di proposta coordinato dal Consiglio nazionale degli assistenti sociali che ha visto la partecipazione come osservatore anche dell’Inps.
Dito puntato contro la frammentazione delle politiche sociali secondo differenti finalità – Fondo per la famiglia, Fondo per i giovani, Fondo per la non autosufficienza, Fondo per il sostegno alla locazione, Fondo per l’immigrazione, Fondo per il servizio civile, ecc. – e degli interventi dell’abitare, sanitari, della formazione, del lavoro, ecc.: tutti elementi che concorrono alla riproposizione di logiche categoriali e riducono gli interventi a mero trasferimento monetario e a risposte di natura riparativa da parte di una pluralità di soggetti che non condividono una visione d’insieme.
I nodi critici – oltre alla contrazione, a livello locale, dei finanziamenti per progetti, strutture e risorse professionali e il ricorso all’esternalizzazione dei servizi anziché l’attivazione di un sistema di protezione sociale a responsabilità pubblica (come prevede l’articolo 118 della Carta) che rischia di deformare e vanificare il significato più autentico del principio di sussidiarietà – sono ben noti: la disparità nell’accesso al mondo del lavoro e dei tassi di occupazione delle fasce di popolazione svantaggiate che si collega anche alla mancanza di politiche attive del lavoro e di contrasto alla povertà nonché di promozione di nuove iniziative occupazionali; la fragilità del “sistema di welfare locale”, determinata anche dall’assenza dei Liveas e da una disomogenea e insufficiente attuazione dell’integrazione socio-sanitaria, che comporta un arretramento del sistema dei servizi in processi di burocratizzazione e procedure difensive.
Le proposte non mancano e sono concrete: realizzare il passaggio da un welfare che raccoglie e redistribuisce a un welfare che diventa capace di rigenerare, rendere e responsabilizzare in un’ottica nuova che riconosce lo stato sociale non più come costo, ma come occasione e strategia moltiplicativa delle risorse e del benessere; realizzare il diritto al lavoro inteso non solo in funzione della sussistenza materiale ma anche e soprattutto come fattore identitario e condizione indispensabile per rinforzare il senso di appartenenza alla comunità; mettere a sistema, a livello regionale e nazionale, i servizi per il lavoro, i servizi sociali e i servizi sanitari, integrati con quelli della formazione e istruzione, in una filiera che accompagna e tutela le persone che lavorano e consente un incontro più efficace tra domanda e offerta, con attenzione particolare alle persone più svantaggiate nella inclusione lavorativa, e l’adozione di modelli organizzativi ispirati ad una maggiore responsabilità sociale e conciliazione dei tempi di vita e benessere delle persone e della società.
A livello locale – indica il Manifesto – il Comune deve promuovere una “comunità competente”, intesa come comunità locale che collettivamente diventa capace di analizzare la propria situazione, di riconoscere i propri bisogni e di impiegare le risorse necessarie per soddisfarli. Il Comune, oltre a gestire i servizi di propria competenza o ad affidarli, secondo i principi della buona amministrazione, deve quindi svolgere una funzione di programmazione, di regia, di coordinamento e di regolazione delle politiche locali di welfare e di controllo e verifica degli interventi e dei servizi rivolti alla persona.
Alcune priorità vengono indicate: rafforzare il carattere universalistico del Servizio Sanitario Nazionale, dotandolo delle risorse necessarie, intervenendo su una adeguata organizzazione dei servizi e del lavoro, per rendere più efficienti sia i servizi erogati, sia la spesa sanitaria e puntando decisamente all’integrazione socio sanitaria; implementare i fondi destinati alla spesa sociale per servizi e interventi di prevenzione oltre che di accompagnamento nelle aree di fragilità, specialmente per la disabilità e non autosufficienza, valorizzando buone prassi e progetti pilota, percorsi di cura sociosanitari integrati e di accompagnamento alla persona individualizzati, decentrati, domiciliari, mediante una ridefinizione delle cure primarie e dell'assistenza domiciliare, in un rapporto di integrazione tra sociale e sanitario, tra ospedale e territorio.
Ineludibile l’introduzione di una misura universale, nazionale ed organica di contrasto alla povertà assoluta, in quanto misura di intervento sociale pro-attiva, come avviene nella quasi totalità dei Paesi dell’Unione europea.
Il Manifesto indica, infine, alcuni dei prossimi obiettivi: avviare un confronto anche a livello locale attraverso gli organismi coinvolti e promuovere gli “Stati Generali del Welfare” con il coinvolgimento di associazioni, istituzioni ed organismi pubblici e privati, società civile, al fine di sollecitare l’attenzione dei decisori politici verso proposte organiche e progetti operativi in alcuni settori significativi del welfare; l’istituzione di un Osservatorio nazionale delle politiche sociali per monitorare e contrastare le disuguaglianze, rilanciare percorsi congiunti di studio, ricerca e analisi sull’impatto delle politiche e l’efficacia degli interventi sollecitando sollecitino l’attenzione di cittadini, di decisori e degli operatori sui principali nodi critici evidenziati.
Manifesto sottoscritto da: Ordine degli Assistenti sociali – Consiglio nazionale / Associazione Italiana Docenti di Servizio Sociale / Associazione Nazionale Assistenti Sociali / Centro Studi Investimenti Sociali / Confederazione Generale Italiana del Lavoro / Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori / Confederazione Cooperative italiane / Ente Italiano di Servizio Sociale / Fondazione Emanuela Zancan / Centro servizi, assistenza, studi e formazione per l'ammodernamento delle P.A., Formez / Gruppo Abele / Istituto per la ricerca sociale / Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori / Istituto per gli Studi sui Servizi Sociali / Società per la Storia del Servizio Sociale / Sindacato Unitario Assistenti Sociali / Unione Italiana del Lavoro.